Dal 1° luglio 2024 scatterà per tutte le ASD l'obbligo riguardo alle norme di Safeguarding, termine inglese che identifica le tutele che si devono mettere in campo per evitare, prevenire, denunciare, esaminare, reprimere e sanzionare qualsiasi tipo di violenza, abuso o discriminazione all’interno di uno specifico contesto. Tutte le ASD (Associazioni Sportive Dilettantistiche) e tutte le SSD (Società Sportive Dilettantistiche) italiane dovranno aver adeguato i propri processi al safeguarding per la lotta e il contrasto ai seguenti abusi, violenze e discriminazioni: abuso psicologico, fisico o di matrice religiosa, molestia sessuale, negligenza, incuria, bullismo, cyberbullismo, comportamenti discriminatori.
L'adempimento è previsto dall'art. 33 del D. Lgs. 36/2021. Dal punto di vista pratico, le ASD dovranno dotarsi (e approvare in direttivo) di un Modello Organizzativo di Gestione e Controllo e di un Codice di Condotta, cioè di un insieme di regole pratiche e concrete da consegnare ad atleti, genitori, dirigenti e istruttori per evitare che si possano ingenerare violenze, abusi e discriminazioni e di un di un Responsabile Sefaguarding, contro Abusi, Violenze e Discriminazioni, una persona fisica, terza rispetto alla realtà sportiva, che possa ricevere anche indicazioni anonime e agisca con la massima sollecitudine a ogni segnalazione.
Per quanto concerne i criteri di nomina e le funzioni che dovrà avere tale figura, sarà necessario fare riferimento, oltre alle disposizioni, contenute nei “Principi fondamentali per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di abuso, violenza e discriminazione” dettati dall’osservatorio permanente del CONI per le Politiche di safeguarding (d’ora in poi i Principi), anche a quanto stabilito in merito dalle linee guida emanate dal proprio organismo affiliante (Federazione Sportiva Nazionale, Disciplina Sportiva Associata o Ente di Promozione Sportiva).
Secondo le indicazioni offerte dai Principi, alle quali si sono allineate le linee guida predisposte dalle FSN, DSA ed EPS, i criteri principali da seguire nella nomina del responsabile safeguarding sono quelli dell’autonomia e dell’indipendenza, anche rispetto all’organizzazione sociale, e della terzietà. Tali indicazioni di principio quindi potrebbero suggerire, anche per evitare potenziali conflitti di interesse, di procedere alla nomina di un soggetto esterno al sodalizio, o che, comunque, non assuma nello stesso un ruolo direttivo, sebbene non esistano disposizioni che vietino espressamente di nominarlo tra i soggetti che già operano all’interno della realtà sportiva (come, ad esempio, un tecnico o un dirigente).
Raccomandiamo a tutte le ASD di prendere contatto, entro la scadenza, con la propria Federazione di appartenenza per verificare se siano stati resi disponibili Modelli Organizzativi e Codici di Condotta da adeguare al proprio assetto.
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